Prosegue il nostro approfondimento sul tema dello svezzamento. Nello scorso articolo ne abbiamo analizzato le funzioni psicomotorie, oggi ci addentriamo nell’interessantissimo campo del gusto.
Questione di gusti. Quali fattori influenzano le preferenze verso certi cibi
Con lo svezzamento il bambino inizia a scoprire nuovi sapori oltre quello del latte.
In realtà l’incontro con i gusti dei cibi è iniziato molto prima, nel grembo materno: dalla 30a settimana di gestazione le papille gustative sono formate e funzionanti e riescono a percepire le variazioni di gusto di liquido amniotico dovute ai cibi mangiati dalla mamma.
Nasce così, molto precocemente, una “memoria del gusto” che potrà indirizzare le preferenze alimentari del bambino al momento dello svezzamento: se vostro figlio sarà particolarmente incline verso i cibi dolci piuttosto che verso altri sapori dipenderà anche da come voi mamme vi siete alimentate in gravidanza!
In realtà, una certa preferenza innata verso il dolce c’è in tutti i neonati e ha un significato evolutivo: in tempi remoti, in cui il cibo scarseggiava, era necessario, per sopravvivere, essere attratti da cibi che fornivano più energia, come appunto i cibi dolci. Oggi questa necessità non c’è più, ma il “ricordo” del vantaggio evolutivo dei cibi dolci è rimasto nei nostri geni.
La preferenza individuale verso alcuni cibi rispetto ad altri e quindi lo sviluppo di un gusto che guiderà le scelte del nostro bambino verso un’alimentazione più o meno corretta dipende da molti fattori, alcuni evolutivi, altri genetici (presenza di recettori e geni specifici verso il dolce che possono essere presenti in quantità maggiore o minore e che viene trasmessa con il DNA), ma soprattutto comportamentali e familiari (il bambino imita il comportamento alimentare di chi gli sta intorno), psicologici e motivazionali (cibo offerto come premio o consolazione).
I momenti decisivi per fare la differenza
La questione dello sviluppo è dunque molto complessa, ma è molto importante avere chiari alcuni concetti e i momenti chiave in cui noi mamme e noi adulti possiamo fare la differenza indirizzando sulla giusta strada nella formazione del gusto dei nostri bambini.
- tutto si gioca sui primi 3 anni di vita del bambino; molto di quello che “apprenderà “ in questo periodo influenzerà tutta la sua vita
- l’educazione alimentare inizia nel pancione; le future mamme hanno dunque un motivo in più per alimentarsi in modo corretto, vario e sano: quello che mangiano “passa” nel liquido amniotico e stimola i recettori del gusto del loro bambino abituandolo a preferire alcuni gusti rispetto ad altri
- dopo la nascita il latte è veicolo di nuovi gusti in base all’alimentazione materna: durante l’allattamento al seno il neonato riceverà stimolazioni del gusto che favoriranno una sana curiosità per tutti i cibi al momento dello svezzamento. Questo è anche un ulteriore motivo per preferire il latte materno, che cambia sapore e composizione ogni giorno e più volte al giorno, al latte artificiale che è sempre identico e non abitua il bambino alla diversità
- le buone abitudini alimentari acquisite in gravidanza e durante l’allattamento non devono essere però dimenticate! La mamma -e anche il testo della famiglia – dovrà dare l’esempio quando il nostro piccolo cresce: solo se ci vede mangiare bene il nostro bambino imparerà ad apprezzare la varietà e i sapori di tutti i cibi. In questo modo curiamo noi stessi con l’alimentazione e piantiamo la fondamenta per la salute futura dei nostri figli!
Come incoraggiare in modo naturale un’alimentazione corretta
Ecco ora alcuni ulteriori consigli per abituare il bambino ad apprezzare nuovi cibi e sapori al momento dello svezzamento.
- ci vuole tempo e pazienza per accettare nuovi sapori e nuove consistenze: anche se il primo incontro con un nuovo cibo non è andato subito bene, bisogna riproporlo più volte a distanza di qualche giorno: ci vogliono da 5 a10 assaggi perché il “nuovo” venga accettato
- non bariamo e non cadiamo nell’errore di “mascherare” i nuovi sapori e le nuove consistenze rendendo i nuovi cibi più appetibili, ma tutti uguali, diluendoli con il latte, zuccherandoli o frullandoli per farli accettare dal bambino. Certamente sarà più facile che nostro figlio li “ingurgiti”, ma non svilupperà ne’ il gusto ne’ il piacere ne’ la curiosità di scoprire cibi diversi da quelli che già conosce (lisci, liquidi, dolci): così facendo gli impediamo di crescere! Inoltre rischiamo di pagare a caro prezzo queste piccole scorciatoie: cresceremo un bambino privo di curiosità col rischio che via via selezioni sempre più i cibi rifiutando quelli che non conosce a discapito della varietà, del gusto ma soprattutto della salute!
Parliamo del dolce
Abbiamo visto che è un sapore che tutti i neonati preferiscono in modo innato per motivi evolutivi e genetici, ed è il primo sapore che incontrano, il latte infatti contiene lattosio.
Al momento dello svezzamento è però fondamentale non assecondare o addirittura favorire questa presenza. Anzi, secondo le linee guida del Ministero della salute, nell’alimentazione del bambino dallo svezzamento ai 2 anni almeno non si dovrebbero usare zuccheri aggiunti.
Ciò vuol dire niente biscottini nel biberon, niente zucchero o miele (che fra l’altro è sconsigliato fino ai 2 anni anche per il rischio botulismo) nel latte o sulla frutta, niente succhi o tisane e soprattutto niente dolciumi!.
Gli unici zuccheri presenti nell’alimentazione del bambino devono essere quelli “naturalmente“ presenti nel latte, nella frutta (meglio “mangiata” che centrifugata perché gli zuccheri liberi che ci sono nei succhi, anche quelli naturali e casalinghi, sono assimilati in maniera diversa con maggior picco glicemico e maggior rischio carie rispetto a quelli presenti nella frutta intera) e nei cereali.
Iniziando da subito con la buona abitudine di non introdurre zuccheri aggiunti nell’alimentazione il nostro bambino crescerà apprezzando i giusti sapori e ne guadagnerà in salute: meno carie, meno obesità, meno rischio diabete, ipertensione, cardiopatie per il suo futuro.