Fin dalla nascita il momento dell’alimentazione non nutre solo il corpo (mangio-vivo-cresco), ma anche e soprattutto la sfera affettiva/relazionale (fusione con la mamma-cibo per il cuore).
Il neonato per sopravvivere ha bisogno non solo di latte ma anche di contatto fisico, affetto legame: la mancanza anche di uno solo dei due può portarlo alla morte.
Poi il nostro bimbo cresce: lo svezzamento è un’importante tappa di crescita e di raggiungimento dell’autonomia.
Sostenere nella crescita e accettare il distacco
Il bambino sta seduto sul seggiolone e guarda chi lo nutre, non è più fuso con chi lo allatta. Da parte sua l’adulto deve riconoscere e accettare che il bambino sta crescendo e quindi deve sostenerlo nella crescita, nella ricerca dell’autonomia, deve accettare con serenità il distacco, il taglio del cordone ombelicale e la possibilità che il bambino manifesti il rifiuto verso il cibo- mamma. È un passaggio psicologico importante e a volte difficile sia per la mamma che per il bambino.
Attraverso la somministrazione del pasto l’adulto deve dimostrare al bambino che ha fiducia in lui e nelle sue capacità di crescere: se non mangia la prima volta, mangerà la prossima…
All’inizio è importante anche come proponiamo il nuovo cibo:
- partiamo da piccole porzioni e proponiamole quando il bambino non è troppo affamato, in modo che non si senta troppo frustrato di fronte alle novità e alle difficoltà e se non riesce a soddisfare subito la sua fame
- usiamo parole incoraggianti e dimostriamo pazienza e tranquillità: nostro figlio non sta sostenendo una gara di velocità e non è un recipiente da riempire!
- all’inizio il bambino, anche se mangia la sua pappa, non associa i nuovi cibi alla sensazione di sazietà e di benessere, come avviene invece con il latte. Mangiando la pappa farà molta più fatica e non si sentirà sazio: non è dunque strano che dopo la pappa voglia anche un po’ di latte (associazione latte-sazietà-benessere): diamoglielo pure!
- ricordiamo che i bambini sono empatici cioè capiscono se quello che stanno mangiando piace o no all’adulto che glielo propone: non stupitevi se non vuole i broccoli o il pesce che neanche a voi piacciono… magari dalla nonna o al nido li mangia più volentieri!
Comprendere le richieste del bambino
Prima dello svezzamento ogni richiesta (fatta tramite il pianto) del bambino veniva soddisfatta offrendo il seno, che forniva, in maniera indifferenziata, sia cibo che consolazione è quindi soddisfava comunque la necessità del neonato, fosse questa fame o bisogno di contatto.
Ma via via che il bambino cresce la mamma deve imparare a riconoscere le richieste e a differenziare le risposte. Se questo non avviene, al momento dello svezzamento la mamma che cerca, come faceva prima, di consolare e soddisfare qualsiasi bisogno con l’offerta di cibo=amore potrà causare la nascita di un circolo vizioso pericoloso, innescando il meccanismo bisogno>frustrazione>cibo (soprattutto dolce)>appagamento.
D’altra parte se il bambino rifiuta il cibo, la mamma si sentirà lei stessa rifiutata e non amata e cercherà di riconquistare l’amore del figlio offrendogli cibo. Oppure metterà in atto ricatti e contrattazione basate sul cibo: “se mi vuoi bene mangia tutto”, “se fai il bravo ti do la caramella” , “se finisci la verdura ti do il dolce”.
Sono tutti comportamenti da evitare: il cibo non è merce di scambio, non è il surrogato dell’amore, non è la consolazione è lo sfogo per i nostri stress. Facendo così posiamo le fondamenta per far nascere nel nostro bambino disturbi e disordini del comportamento alimentare, così frequenti al giorno d’oggi anche nella prima infanzia (anoressia, bulimia, alimentazione selettiva…).
L’alimentazione in questi casi diventa infatti non solo il mezzo per nutrirsi in maniera consapevole e piacevole, ma una firma di comunicazione malata per trasmettere messaggi impliciti nella relazione familiare. La relazione cibo=messaggio fa si che un eventuale disagio del bambino non trovi altro mezzo per manifestarsi se non quello del comportamento alimentare perché non gli è stato insegnato che ci sono altri modi di comunicare con gli altri.
Quali sono allora i comportamenti da adottare perché fin da piccoli il cibo diventi un fattore di nutrizione, di relazione, di piacere corretto?
Comportamenti corretti per un avviare un rapporto corretto con l’alimentazione
Piccoli buongustai si cresce se fin dallo svezzamento:
- si propongono piatti con varietà di colori, di sapori, di consistenze: la chiave è la multi-sensorialità
- quando si mangia si gusta e si apprezza il cibo: il bambino (come noi del resto) non deve essere distratto perché mangi di più e più velocemente con l’uso della televisione, del tablet o di altri trucchetti
- non si usa mai il cibo come gratificazione o consolazione o premio
- non si propongono sempre e solo i piatti preferiti purché mangi
- non si costringe il bambino a mangiare cibi che non ama ma si propongono più volte: a volte i bambini hanno bisogno di tempo per abituarsi ai sapori nuovi
- si condivide la tavola insieme alla famiglia come un rito, un momento di convivialità, di scambio, di incontro
- scandiamo i tempi dei pasti e non concediamo fuori pasto. C’è un momento per ogni cosa e così dev’essere anche per il cibo. Si mangia 5 volte al giorno, non di più non di meno e il pasto deve avere una durata “giusta”: non si mangia in fretta per poi alzarsi e andare a vedere la televisione o non si impiegano 2 ore per finire quello che c’è nel piatto
- dopo la cena non si mangia nulla e non si beve il latte, né materno né dal biberon
- dopo i pasti principali lavate i denti del vostro bimbo!